Grazie agli imballaggi riempitivi è possibile andare a colmare, in diverse modalità, gli spazi vuoti che si creano tra un prodotto e le pareti interne di una scatola che lo contiene, di norma in vista di un trasporto. I riempitivi, dunque, diventano elementi necessari a preservare l’integrità di un oggetto, spesso quando questo è fragile e rischia di essere danneggiato (se non addirittura rotto) dagli assestamenti interni e dagli urti esterni.

Data la loro importanza in un mercato sempre più proiettato all’utilizzo di scatole e contenitori per la spedizione di oggetti, qual è ad esempio l’eCommerce, le aziende produttrici di imballaggi riempitivi hanno nel tempo ampliato la gamma di tali prodotti, spaziando tra plastica, schiuma, prodotti bio e carta.

E proprio quest’ultima, , sarà al centro della nostra trattazione in questo articolo: grazie alle loro caratteristiche tecniche, che li rendono resistenti e malleabili allo stesso tempo, e per la loro capacità di essere ecosostenibili, la carta come anche il cartone possono essere annoverati tra i migliori imballaggi riempitivi presenti sul mercato.

Carta e cartone: le caratteristiche tecniche

Non esiste cartone senza carta, e viceversa. La carta più usata nel mondo degli imballaggi è quella del tipo “kraft”: il suo nome, che in tedesco significa “forza”, identifica tale materiale per le sue elevate caratteristiche meccaniche ed è prodotta con cellulosa di conifera al solfato.

Ebbene, il cartone non è altro che un manufatto cartario con uno spessore e un peso espresso in grammi per metro quadrato maggiori rispetto a quelli della carta. Il cartone, infatti, è definito tale solo se ha uno spessore maggiore a 5 mm e un peso compreso tra i 350 e i 1000 gr/m2.

Nella sua versione ondulata, molto usata per gli imballaggi, esso è composto da due elementi fondamentali: la copertina e l’onda. La prima è una lastra di carta (normalmente kraft) piatta, sulla cui superficie viene usato un adesivo che consente di incollarvi le creste delle onde. Queste ultime, invece, sono prodotte con materiale più economico e resistente rispetto alla carta kraft e vengono modellate con appositi cilindri metallici sulle cui superfici sono ricavate scanalature a forma di ingranaggi.

L’altezza delle onde, infine, può variare da 1,5 a 5 mm e, dal momento che si possono sovrapporre due o più fogli di cartone ondulato tramite l’interposizione di un foglio di cartone piano detto foglio teso centrale, si possono avere combinazioni diverse di cartone ondulato che portano a spessori finali che raggiungono i 15 mm.

Gli usi per gli imballaggi riempitivi

Come abbiamo già avuto modo di dire, tanto la carta quanto il cartone svolgono egregiamente il loro ruolo di imballaggi riempitivi. La carta kraft (presente in commercio in forma di bobina e di imbottitura) viene accartocciata e sistemata nei vuoti tra il contenitore e il prodotto.

A lei si affiancano, tra le più usate, anche la velina (sottilissima e morbida, da utilizzare per avvolgere, imbottire e come strato intermedio), la crespa (ideale per la protezione di tubi, profili, piedini di mobili e pezzi meccanici) e la paglia (fibre di carta avana piegata a fisarmonica).

Il cartone ondulato (presente in commercio in forma di fogli e bobine) può essere usato per formare blocchi o cuscinetti ammortizzanti e può essere modellato per formare scomparti, spessori e suddivisioni interni al contenitore, specie se gli oggetti da trasportare sono più di uno. Inoltre, può essere tagliato a listarelle di diverse dimensioni per andare a creare un sistema di imballaggio detto “a galleggiamento” o può essere assemblato al fine di creare angolari e profili con scopo non solo riempitivo ma anche e soprattutto protettivo.

Quest’ultima tipologia, infatti, consente di fissare un prodotto all’interno del suo contenitore e, attraverso apposite scanalature, di attuare un imballaggio “a sospensione”, al fine di tenere un prodotto imballato lontano dalle pareti del contenitore per proteggerlo.

Esiste un altro tipo di cartone da imballaggio, detto “a nido d’ape” per la sua forgia, che può essere usato come riempitivo, ammortizzante separatore e distanziatore. Si tratta di un prodotto che sfrutta una “tecnologia” già presente in natura, quella alveolare tipica dell’alveare, allo scopo di produrre un sistema di imballaggio stratificato che consenta di trasportare gli oggetti in totale sicurezza, bloccandoli all’interno dei contenitori o semplicemente riempiendo gli spazi vuoti al fine di ammortizzare gli eventuali urti interni ed esterni.